Al livello delle spalle & Al livello
delle ginocchia
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Cambia la vita. Quindi cambia su più livelli. Ho
una sfida, e questo è tutto quello che ho. Per spiegare di che sfida si
tratti bisogna spiegare troppe cose. In fondo tutte le sfide sono uguali,
sono le sfide della vita. Che si tratti di un lavoro, di un matrimonio, o che
si tratti di una scelta di qualche altro tipo, si arriva pur sempre alla
stessa conclusione: siamo faccia a faccia con cose non note.
E’ normale! Io non so quello che succederà. E’
normale! Io lo scelgo, lo sfido e mi sfido. Non conosco la faccia del mio
avversario, perché il mio avversario è come il tempo che deve ancora
avvenire. Eppure scelgo di combattere con lui. Scelgo di combattere con un
avversario che deve ancora rivelarsi per quello che è in tutto e per tutto.
In fondo è normale avere la sensazione di essere all’altezza di una sfida
anche quando la sfida non si è ancora rivelata in tutta la sua altezza. Io
sono certo che qualcuno abbia detto parole che suonano esattamente così: “è l’altezza
della sfida l’onore del samurai, dovesse il samurai essere sconfitto; è la
bassezza del samurai vincere di molto una sfida facile”.
Sono gli ultimi giorni di Aprile. Presto il
Maggio porterà le sue sfide. Maggio: il mese dei monsoni, il mese dell’estate,
il mese in cui la natura porta la vita con tanto vigore da uccidere. Non c’è
nemmeno più da stupirsi che la vita possa giungere con tanta violenza da fare
male. Ne abbiamo esempi in ogni posto. Un bambino che nasce, una madre che
muore di dolore. La pioggia è la vita della terra, ma sotto l’acqua
sopravvive solo ciò che non è terrestre.
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Negli ultimi giorni di Aprile aspetto il Maggio
che porta la mia sfida, ma so che non avverrà nulla se non avverrà all’altezza
di un dolore. Forse ogni sensazione raggiunge sempre allo stesso tempo su due
livelli almeno: il livello del piacere e il livello del dolore. Uno e l’altro,
due livelli distinti, che formano una stessa sensazione, che colpisce
simultaneamente sopra e sotto, all’altezza delle spalle e all’altezza delle
ginocchia. Bisogna stare attenti, del resto è una sfida, non un lancio di
dadi.
Per prepararmi alla sfida devo costruire
qualcosa, una fortezza o un insieme di rituali che mi permettano un salvo
riposo durante la notte. Non è facile. Non so da dove attaccherà. Di cosa
posso aver bisogno? La domanda è: come prepararsi? Forse dovrò abituarmi a
scappare spesso. O forse ho bisogno di un continuo sostegno da parte di
altri: amici e alleati. Forse ho bisogno di un nuovo forte, dove pianificare
i miei attacchi. Sono gli ultimi giorni di Aprile e vengo investito dei primi
segni del temporale che sta per arrivare. Sento brezze leggere, vedo le prime
foglie che cadono dagli alberi, anche se sono appena spuntate e sono ben
salde. Sento le prime scosse del terreno, brevi, intense. Ho delle
sensazioni. Devo leggerle, interpretarle. Devo capirle. La sfida è iniziata,
è inevitabile, ormai. La brezza non ha più l’odore di un ‘piccolo vento’. La
brezza è quella che noi chiamiamo una sensazione. Racchiude il potere
invisibile dell’avvenire.
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domenica 29 aprile 2012
Sensazione
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