domenica 29 aprile 2012

Sensazione


      Al livello delle spalle & Al livello delle ginocchia
Cambia la vita. Quindi cambia su più livelli. Ho una sfida, e questo è tutto quello che ho. Per spiegare di che sfida si tratti bisogna spiegare troppe cose. In fondo tutte le sfide sono uguali, sono le sfide della vita. Che si tratti di un lavoro, di un matrimonio, o che si tratti di una scelta di qualche altro tipo, si arriva pur sempre alla stessa conclusione: siamo faccia a faccia con cose non note.
E’ normale! Io non so quello che succederà. E’ normale! Io lo scelgo, lo sfido e mi sfido. Non conosco la faccia del mio avversario, perché il mio avversario è come il tempo che deve ancora avvenire. Eppure scelgo di combattere con lui. Scelgo di combattere con un avversario che deve ancora rivelarsi per quello che è in tutto e per tutto. In fondo è normale avere la sensazione di essere all’altezza di una sfida anche quando la sfida non si è ancora rivelata in tutta la sua altezza. Io sono certo che qualcuno abbia detto parole che suonano esattamente così: “è l’altezza della sfida l’onore del samurai, dovesse il samurai essere sconfitto; è la bassezza del samurai vincere di molto una sfida facile”.
Sono gli ultimi giorni di Aprile. Presto il Maggio porterà le sue sfide. Maggio: il mese dei monsoni, il mese dell’estate, il mese in cui la natura porta la vita con tanto vigore da uccidere. Non c’è nemmeno più da stupirsi che la vita possa giungere con tanta violenza da fare male. Ne abbiamo esempi in ogni posto. Un bambino che nasce, una madre che muore di dolore. La pioggia è la vita della terra, ma sotto l’acqua sopravvive solo ciò che non è terrestre.

Negli ultimi giorni di Aprile aspetto il Maggio che porta la mia sfida, ma so che non avverrà nulla se non avverrà all’altezza di un dolore. Forse ogni sensazione raggiunge sempre allo stesso tempo su due livelli almeno: il livello del piacere e il livello del dolore. Uno e l’altro, due livelli distinti, che formano una stessa sensazione, che colpisce simultaneamente sopra e sotto, all’altezza delle spalle e all’altezza delle ginocchia. Bisogna stare attenti, del resto è una sfida, non un lancio di dadi.
Per prepararmi alla sfida devo costruire qualcosa, una fortezza o un insieme di rituali che mi permettano un salvo riposo durante la notte. Non è facile. Non so da dove attaccherà. Di cosa posso aver bisogno? La domanda è: come prepararsi? Forse dovrò abituarmi a scappare spesso. O forse ho bisogno di un continuo sostegno da parte di altri: amici e alleati. Forse ho bisogno di un nuovo forte, dove pianificare i miei attacchi. Sono gli ultimi giorni di Aprile e vengo investito dei primi segni del temporale che sta per arrivare. Sento brezze leggere, vedo le prime foglie che cadono dagli alberi, anche se sono appena spuntate e sono ben salde. Sento le prime scosse del terreno, brevi, intense. Ho delle sensazioni. Devo leggerle, interpretarle. Devo capirle. La sfida è iniziata, è inevitabile, ormai. La brezza non ha più l’odore di un ‘piccolo vento’. La brezza è quella che noi chiamiamo una sensazione. Racchiude il potere invisibile dell’avvenire.


venerdì 27 aprile 2012


CLUB LIVELLI


anche se un livello appartiene ad un insieme, e l’insieme fu concepito nel passato, è possibile che un livello emerga da solo, al massimo della trasparenza. I livelli hanno prodotto un movimento che mi ha fatto cadere. e se tu cadi insieme a me, allora aggiungiti al club.
la cosa che mi porta a creare un club è la necessità di riunire persone sotto una stessa luce. o nel caso di un suono, sotto la stessa musica. io dico che è più bello guardare insieme e danzare insieme. anche se lo spettacolo è in sola preparazione; anche se tutto deve ancora avvenire. 
tutto quello che offro è un posto dove scrivere prosa. perchè ogni uomo è fatto di un infinità di piccoli livelli, piccoli scorci, piccole tracce. divenire anche solo curiosi intorno a qualcuno di questi livelli potrebbe portare un giorno a riunire una quantità di pezzetti che parlino di una generazione, di un movimento, di qualcosa che ci fa cadere, e che quindi ha cambiato qualcosa. 
perchè allora non fondare un club per persone che vogliono contribuire e scrivere? mandatemi paginette che io possa pubblicare sul mio blog con il vostro nome. Mandatemi paginette di una cosa a cui avete pensato oggi e che racconti un pezzo di movimento. 
questo è uno stato temporaneo. se funzionerà potremo produrre qualcosa di più che un blog di una persona. 
clublivelli@gmail.com

fratelli temporale


fratelli temporale
Sono all’aeroporto di Bruxelles, cuore d’Europa. Vorrei essere un fumatore ed avere uno stralcio di scusa per stare fuori un minuto di più a guardare il cielo che cambia, perchè è lì che sarò tra poco. Il cielo sembra dire qualcosa. Il cielo, solo poi mi rendo conto, dice sempre qualcosa. Infatti il cielo tocca tutti, e non tutti nello stesso modo. E’ perciò che il cielo dice sempre qualcosa; perchè si impone sopra tutti con la maestosità di ciò che non ha timore di ricevere un contraccolpo. Il cielo parla sempre perchè può dire molte cose, anche quando ne dice una sola.
C’è un temporale che si prepara. Lo sento. Non sono un esperto in materia, ma ho esperienza sufficiente per capire: si sta preparando da giorni, e prima che arrivi l’estate il cielo non permetterà che non avvenga un temporale. 
Domani sarò a casa di nuovo, nella mia Italia, che ho abbandonato per tanti anni, ormai. Mi aspetto che qualcosa della mia vita interiore cambi. Ho delle aspettative dalla vita. Non voglio stare dove sto, voglio qualcosa di diverso da ciò che ho. Voglio cambiare. Quindi torno a casa. Non giudicate la mia scelta. C’è chi se ne va lontano per cambiare; il più delle persone. C’è invece chi come me viene investito dalla necessità di rimodellare la propria aspettativa del futuro quando è già lontano. Io sono uno di quelli che era lontano quando la vita gli ha imposto una scelta. O continuo ad allontanarmi, o inizio ad avvicinarmi. Io guardo il cielo e non sembra facile volare verso casa mia. Ci sarà un temporale. 
Entro nell’edificio. Sono una macchina oramai in questo: check-in. Aspetto in coda al metal detector e mostro la carta di imbarco. Raggiungo l’area finale dell’aeroporto dove si accede ai gate; mi soffermo davanti ad uno schermo che mi dice: Bruxelles-Bologna, 10:55, gate 63. Mi avvio verso il mio aereo, poi mi sistemo su una sedia e attendo. Non posso pensare ad altro che al temporale fuori. Non è la paura dell’aereo che mi fa questo effetto. Deve essere perchè sono stato abituato sin da giovane a viaggiare da solo in aereo. Ricordo che il primo aereo che ho preso, l’ho preso da solo. Avevo dodici anni, credo. A quell’età si può viaggiare da soli se sotto la custodia di un’assistente di volo che si prenda cura di te. Così fu. Trovai, o meglio fui pescato dalla mia assistente personale, la quale aveva solo me a cui badare. Mi fece aspettare così come aspetto ora a Bruxelles. Al tempo ero a Venezia ed andavo in Calabria, da amici di famiglia, per l’intera estate. Mi mise poi sull’autobus che ci accompagnò al velivolo, e lì mi fece sedere al mio posto riservato. Al’arrivo si preoccupò di aiutarmi a ricevere il mio bagaglio dal nastro. Oggi per me viaggiare è diventato normale perchè è diventato necessario. E’ un mezzo per tirare avanti la vita che ho, non è più un fine. 
In qualche modo, tuttavia anche oggi qualcosa di speciale sta per accadere fuori e dentro di me. Oggi tutto è diverso. Non posso smettere di pensare al cielo ed al temporale che va raggruppando le proprie forze. Siamo tutti fratelli quando c’è un temporale, perchè tutti abbiamo la stessa paura della sua vastità. Nella Bibbia sta scritto ‘roccia o granello di sabbia, si affonda nello stesso modo nel mare’. In testa continuo a ripetermi: il cielo non permetterà che il temporale non avvenga. 
Dentro di me sento questa calamità naturale che tocca il mio spirito e mi fa ragionare: avremo tutti paura nello stesso modo. Nessuno può fermare questo processo: il temporale sta già avvenendo, lo sento, nonostante io non lo possa vedere, trovandomi dietro al nastro del blocco di accesso all’aereo. Allora mi si fa chiara una idea; come una scintilla nel buio della confusione: non è permesso al tempo di cambiare senza un temporale. 

giovedì 26 aprile 2012

moltiplicazione


Moltiplicazione 
Incontro molte persone per la strada della città in cui vivo. Quando cammino la cosa è ancora più evidente che quando sono in autobus o in macchina. Tutti noi: passiamo persone, una dopo l’altra, come in una sfilata senza fine; questa è la vita. 
Quello che appare di più è il proprio viso. Camminare per strada è quasi una sfilata di visi, che passiamo uno dopo l’altro come in una sfilata-di-visi. Alcuni visi io li guardo. Altri, mi accorgo, non voglio guardarli. Ogni viso opera in maniera diversa dentro di me. Alcuni visi mi piacciono e scatenano una reazione di interesse. Altri, invece, non mi piacciono e provocano una sensazione di disagio ed alcune volte di sfida. Ogni viso ha la sua particolarità e dentro di me ogni particolarità si colora di questa o quella sensazione. E’ come una moltiplicazione che avviene. Dentro e fuori. E' una speciale figura, come l'arcobaleno. Mentre cammino per la strada, ogni viso che incontro apre una porta e sprigiona una sensazione che sarebbe rimasta altrimenti bloccata; dentro e fuori.
Bisogna essere scientifici. Bisogna agire da economisti. Non si può vivere credendo che tutto ciò sia abbastanza. Tutti abbiamo bisogno di amici. Passare in rassegna visi di sconosciuti per la strada non dà una risposta definitiva al proprio bisogno di amare e odiare le persone. Bisogna entrare in contatto. Bisogna sempre entrare in contatto. Conoscere qualcuno è una impresa. E’ una impresa capitalistica. Bisogna investire; e ogni investimento mette in atto una perdita virtuale. Ogni investitore rischia qualcosa; e rischia tanto più quanto più investe. Dopo l’investimento ed il rischio vengono il guadagno o la perdita. Ogni guadagno è più che un guadagno, e ogni perdita è più che una perdita. E’ un processo capitalistico, infatti funziona come una moltiplicazione. Un guadagno non è solo un investimento più del denaro. Un guadagno di capitale è una moltiplicazione del denaro investito. La differenza è nella operazione matematica. Una somma avviene una volta. E come tutte le cose che avvengono una volta, muoiono presto, essendo concluse già appena vengono al mondo. Diversamente una moltiplicazione avviene ogni momento. Una moltiplicazione è una promessa. Una somma è un favore. Una promessa dura. Un favore, tutt’al più, lo si ricorda. Una promessa è: ogni momento, ogni giorno, il tuo investimento riceveranno la risposta: si. 
Per entrare in contatto con le persone non è sufficiente uno sguardo. Bisogna dare di più. Bisogna rischiare, investire e promettere. Bisogna moltiplicare. Un incontro non può rimanere un fatto di casualità. Se così fosse non ci sarebbe promessa, e il tutto sembrerebbe un pò troppo effimero.
Molte volte, ed il più delle volte, di fatto, è così. Incontriamo visi per la strada che non ci interessano, e non investiamo niente. Non avremmo voglia di fermarci a studiarli con più attenzione, nè di andare più a fondo. Per essi non abbiamo voglia di aprirci e di mostrare il nostro vero sguardo. Allora saremo davanti alla sfilata di vetrine. Le persone sono negozi; noi guardiamo dentro; infiliamo le mani nella nostre tasche; palpiamo le monete; stiamiamo il nostro capitale; pensiamo: ‘è una caso, ogni negozio offre una caso alternativo, ed io non ci devo cascare’. Sfiliamo le mani dalle tasche. Rinunciamo alla moltiplicazione, al rischio. Tiriamo dritto. Fine dell’incontro. 
Altre volte è diverso. Vediamo un viso diverso, forse più bello di altri. Una donna, un uomo, un bambino, una bambina. Potrebbe ricordarci qualcosa di quando eravamo più giovani, oppure potrebbe essere il tipo di viso a cui stavamo pensando prima ancora di incontrarlo per la strada. Capita. Capita di incontrare una persona mai vista e riconoscerla. Quando riconosciamo un viso avviene una moltiplicazione; noi ci apriamo; diciamo qualcosa di noi stessi offrendo la sensazione. Dischiudiamo una porta. Lasciamo un colore, un odore, un rumore uscirne. Lo offriamo; lo offriamo come un investimento, o come una promessa. 
Quanto è importante provare in anticipo una sensazione di desiderio per le persone. 

mercoledì 25 aprile 2012

Paulo Coelho


Ci sono persone che vivono e scrivono, scrivono e vivono. Se scrivessero e basta non avrebbero tempo per vivere. Perchè non sempre aggiungere può aumentare; quando si aggiunge qualcosa si toglie qualcosa. Ci sono poi autori per cui vivere e scrivere non sono cose separate. Essi potrebbero fare in un mese cose che persone normali non potrebbero fare nemmeno in una vita. E succede che questi riescono a scrivere cose lette da tante persone quante possiamo solo contare con le espressioni matematiche e le percentuali; numeri tanto grandi che non corrispondono ad alcuna immagine reale per la nostra mente. CI SONO IMMAGINI NON REALI. Si tratta di immagini come 'cento milioni di copie'. Oppure, tutte le cellule del tessuto nervoso di un uomo. Può un autore di tale fama aver perso qualcosa? Può uno guadagnare tanto e lamentare una perdita?
Se ci vogliono, diciamo, 150 copie per fare una scatola, allora ci vogliono 666.667 scatole per trasportare le copie che Paulo Coehlo ha venduto. Dobbiamo scomporre le immagini in moltiplicazioni di ulteriori immagini se volgiamo comprendere le immagini non reali. Ma secondo me non è ancora abbastanza pensare di contare centinaia di migliaia di scatole. E' un'immagine irreale. Bisogna scomporre ancora. i libri sono volumi che stanno in volumi più grandi, le scatole. le scatole sono piccoli volumi che stanno in volumi più grandi. La mia copia dell''Aleph' di Paulo Coehlo misura circa 0,000825 metri cubi. In una scatola cubica di mezzo metro di lato ci stanno idealmente 150 copie. Un container piccolo ha un volume interno di 32 metri cubi. ci stanno quindi idealmente 250 scatole circa. Servono 2.667 container circa per trasportare i libri di Coehlo ai distributori di tutti i paesi del mondo. Le navi portacontainer più grandi del mondo sono danesi; sono costruzioni di circa 400 metri di lunghezza e più di 50 di larghezza. Una cosa di questo tipo può portare 1100 container al massimo. Servirebbero più di due portacontainer, quindi, per distribuire i volumi di Coehlo. Due e qualcosa è un numero finalmente chiaro, e reale. La nostra suddivisione ha prodotto l'immagine reale del successo di autori che vendono cento milioni di copie. Immagine irrealistica, in ogni caso, dato che non ho calcolato alcun peso, costo o volume materiale.
Ci sono studenti che scrivono una tesi di laurea, e non tutti i professori della commissione giudicatrice danno il loro verdetto avendo letto la tesi. Ci sono persone che scrivono e nessuno legge quel che scrivono. Ecco una immagine reale del loro successo paragonata a quella del successo di Coehlo. Qui abbiamo la baia de Guanabara, a Rio de Janeiro, città natale dell'autore brasiliano. Ci sono due mostri e mezzo ricolmi dei suoi libri pronti per essere letti da russi, italiani, inglesi, spagnoli, cinesi... Affianco, a rappresentanza di persone che si laureano in una mediocre Università, ma non necessariamente mediocre, ci sta uno o due membri della commissione giudicatrice, lettori svogliati a cui è stata imposta la sedia in una scientific commeetee, a cui avrebbero volentieri rinunciato. L'immagine del successo sarebbe reale se potessimo pensare alla baia, ai pescioni danesi ricolmi di libri, a due lettori che tentano di stare a galla. Due teste qui, due portacontainer, lì. Scrittori che vivono e vedono cento milioni di copie misurano con questi valori qualcosa di immisurabile, incomprensibile, e quasi irreale. Una immagine fatta solo di numeri, o container che portano solo volumi di 0,000825. Non un contenuto, non un insegnamento, non una briciola di autore. Per quello ci sono le sessioni di autografi alle fiere: 150 vouchers per entrare nella corsia preferenziale, e mettersi in coda di fronte a Coehlo.
Il successo prende la forma di un edificio acquatico. Il successo prende la forma di un numero che cresce, e di una percentuale che significa 'meglio-meglio'. Quando la vita di un personaggio famoso cambia, diventa frenetica. L'autore diventa, da pesce danese, u rappresentante del Libro in quanto tale. Fiera del libro? Coehlo. Si acumulano i viaggi, i discorsi, le interviste, gli appuntamenti. Si incontrano persone della massima importanza, come capi di stato. Tutto questo toglie tempo alla attività di scrittore. 
Più impegni, più famoso. Più libri, più famoso. Più, più, meno meno. Meno tempo per scrivere, meno tempo per leggere. C'è chi non sopporterebbe questo stile, e morirebbe di paura di fronte a tanta notorietà. 
Ci sono persone che nonostante il tanto tempo dedicato a scrivere non producono un bel niente. Invece ci sono persone che nonostante il tanto tempo dedicato al vivere, producono tanto. La differenza è come misurabile da due portacontainer. Ma in fondo è una differenza incomprensibile. Voi sapeste dire QUANTO è centomilioni? si potrebbe dire che  uguale a due mostri danesi. Ma non è a questo che pensava Coehlo quando ha scritto le sue opere. Nè era a vivere per la fama. Lui voleva, come tutti, solo scrivere la propria storia. 

giovedì 7 aprile 2011

una e-mail

quando salpano gli uomini e le fanciulle al porto li salutano. colme di strazio. dove le buone parole di badare a se stessi quasi non nascondono la gelosia per non essere loro quelle a partire. quando leggi l'e-mail: "the Admission Board decided against your admission". vai all costa, vedi i brillanti elmi luccicare - pronti alla guerra. gli esseri umani non indispensabili non diventano soldati. sono come le femmine che servono solo a salutare i prestanti; come i gelosi che servono a farli sentire orgogliosi. vorrei non dare il mio appoggio a quelli che partono, ora che hanno deciso il mio appoggio non serve.