giovedì 7 aprile 2011

una e-mail

quando salpano gli uomini e le fanciulle al porto li salutano. colme di strazio. dove le buone parole di badare a se stessi quasi non nascondono la gelosia per non essere loro quelle a partire. quando leggi l'e-mail: "the Admission Board decided against your admission". vai all costa, vedi i brillanti elmi luccicare - pronti alla guerra. gli esseri umani non indispensabili non diventano soldati. sono come le femmine che servono solo a salutare i prestanti; come i gelosi che servono a farli sentire orgogliosi. vorrei non dare il mio appoggio a quelli che partono, ora che hanno deciso il mio appoggio non serve.

mercoledì 16 marzo 2011

hey boy hey girl


















E' da riderci sopra
.
Morire davvero
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Mi trovo a pisciare
Nel cesso di casa mia
.
.
.
Ed io non so cosa fare
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Sul serio
chi sono
Quelli?
.
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gnōthi seauton
I can not get it

SULLA MUSICA sopra tutto

Ho visto una persona correre, era evidentemente di fretta.

Con tacchi alti degli stivali che le impedivano movimenti fluidi o veloci. 

I suoi occhi erano chiusi e la sua faccia rintracciava nella memoria una espressione adatta alla sofferenza del momento; e serietà.

Il lembo destro in basso della giacca aperta si incagliava con la tracolla della borsa che scendeva dalla spalla sinistra. Dovete immaginarvela.

L'assurdità di questo movimento doveva dare l'impressione de quell'istante irripetibile dove la dinamicità va insieme con la goffaggine, l'elasticità con la spinta.

I suoi occhi chiusi (io sapevo) vedevano questo movimento dall'interno, lo scorgevano come una memoria primordiale, di movimenti cosmici; gli stessi che allontanano i pianeti ed allo stesso tempo li custodiscono in masse unitarie e sferiche.

Quando questa persona fu alla giusta distanza da me, perché io la potessi osservare lucidamente, ho percepito uno slancio di unione, lo stesso che porta gli occhi ad appoggiare la propria luce su ogni oggetto per considerarlo.

Lo stesso che porta una atto umano a rivolgersi ad un altro essere umano in una comunità di sforzi.

Potevo, in quell'istante, donare forza o sottrarla, essere in amore o in guerra.

Potevo sostenere con la luce del mio sguardo la dinamicità di quel movimento e motivare quel momento dell'universo in cui dignità e fatica si incrociano.

Ma potevo anche guardare quello spettacolo, come si dice, dalla finestra della mia casa, mentre la tempesta rivolta la barca al largo; e provarne un senso di piacere.

Noi siamo (Aristotele insisteva) animali razionali.

Siamo tali perché possiamo deliberare sopra le nostre azioni e dirigerle in un verso dell'uni-verso o nell'altro.

Ed io ho vissuto un istante in cui invece di donare dinamicità, ho voluto spappolare quell'essere che conteneva tanta contraddizione in sé. Io odio la contraddizione degli altri.

Nel nostro mondo moderno noi siamo esseri razionali moderni.

Non viviamo più nell'universo; ma nel pluri-verso dove diverse spinte si incontrano contraddicendosi, e mostrando l'amore che hanno le une per le altre.

E solo la musica sembra adatta ad orchestrare l'alternarsi ora dell'una ora dell'altra.

E' solo nella musica che questa mattina ho provato un senso religioso di pace, che astrae da questa o quella forza, dall'affanno, dalla fatica, così come dalla velocità e dalla motivazione. 

Ed il coro di voci che procedono insieme, con la stessa cadenza, ci porta a scoprire quei motivi invisibili che tengono insieme l'universo.